Ciriaco's blog
Un articolo del professor Massimo Pittau: Nuoro, il Nome della Città e dei siti urbani
Massimo Pittau, professore ordinario nella facolta’ di Lettere e gia’ preside di Magistero dell’Universita’ di Sassari, linguista, filologo, storico e scrittore, e’ stato allievo di Giacomo Devoto e Bruno Migliorini nell’Ateneo di Firenze. Ha scritto oltre 50 libri e ha pubblicato 400 studi su linguistica, filologia e filosofia del linguaggio. Per le sue pubblicazioni e le sue ricerche linguistiche ha ottenuto “Il Premio della Cultura” dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri. Ha collaborato a lungo con Max Leopold Wagner, maestro della linguistica sarda, e ha completato gli studi del ricercatore tedesco col suo “Nuovo Vocabolario della Lingua Sarda – Fraseologia e Etmologia” (2014), che comprende circa 70mila lemmi. Massimo Pittau e’ anche uno dei piu’ prestigiosi etruscologi italiani. Nell’opera “L’espansione dei sardi nuragici”, grazie ai suoi ultimi studi, porta avanti una teoria che spezza gli stereotipi del passato: i sardi nuragici non furono colonizzati, ma “colonizzatori”, esportando cultura e tradizioni nei paesi del Mediterraneo occidentale.
Graditissimo articolo del professor Massimo Pittau per Beyond Thirty-Nine.
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Nuoro (pronunzia della forma ufficiale Núoro, pronunzia errata Nuòro, pronunzia locale Núgor(o) (con vocale paragogica), pronunzie tuttora attestate in villaggi sardi dei dintorni Núccoro, Núaro; gallur. Núaru) (capoluogo di provincia). L’abitante Nugoresu, Nuccoresu, Nuaresu.
Il toponimo risulta citato in documenti medioevali come Nugor (CDS I 158/1, 184/1; CSPS 348, 394; CSNT² 267.2,4; CSMS 209), che io ho interpretato essere un plur. (cfr. licúccu/licúccoro «ciottolo-i, ciottolame», neuláche/Neulacòro «oleandro-i», nuráhe/Nurahòro «nuraghe-i», Nurchi/Núrcoro, locasu/Locássaro «stachide-i»; UNS 48-49; LCS II 22); vocaboli nei quali la finale –o è una vocale paragogica mobile (GSN § 8).
Circa l’origine del toponimo si possono formulare due soluzioni: I) Núgoro si potrebbe confrontare – non derivare – col lat. nux, nucis «noce» (indeur.), avendo pertanto il significato di «i noci»; II) potrebbe essere un toponimo ibrido, costituito cioè dalla base lat. nuce(m) (da cui il sardo nuche, nughe, nuxi) + suffisso plur. sardiano o nuragico –or(o), ancora col significato di «i noci». Di fatto io personalmente ricordo che ancora un ottantennio fa esistevano alberi di noci entro il perimetro della città o nelle sue immediate vicinanze, e precisamente in s’Ortu ‘e Borghesi e presso le fonti di sa Bena, Istiritta e sa Funtanedda. E c’è da osservare e sottolineare che il noce è un albero molto caratteristico soprattutto in Sardegna, per cui, spiccando in mezzo all’altra vegetazione, poteva ben servire a caratterizzare e a denominare una certa località: sia sufficente citare i toponimi Nughedu San Nicolò e Nughedu Santa Vittoria col significato di «noceto» (questi però sono toponimi neosardi e neolatini) (SSls XII; ONT); non quest’altro Nugari (Cuglieri, Sennariolo).
Nùoro viene ricordato nei documenti medioevali su citati, ma è necessario precisare che probabilmente in quel periodo esisteva un altro Nugor nel Giudicato del Logudoro, che però è finito con lo scomparire del tutto.
Nùoro poi risulta tra i centri abitati della diocesi di Ottana che nella metà del sec. XIV versavano le decime alla curia romana (RDS num. 159, 862, 1308, 2281). Anche i suoi rappresentanti sottoscrissero la pace tra Eleonora d’Arborea e Giovanni d’Aragona dell’anno 1388, come risulta dal relativo documento del Codex Diplomaticus Sardiniae (CDS I 836/2, 837/1), in cui il villaggio compare come Nuor. Nella Chorographia Sardiniae di Giovanni Francesco Fara viene citato nelle pagg. 130, 182, 220; nel secondo passo il Fara segnala che l’agro di Nùoro è attraversato da un fiume che deposita sabbie argentifere…
Però di certo Nùoro esisteva come centro abitato già in epoca antica, preromana e prepunica, come dimostrano i nuraghi che si trovano nelle sue immediate vicinanze: quelli di Tanca Manna, Ugolío, Tertilo, Monte Gurtéi, Biscollái, Corte, Tres nuraches, Nurattolu. D’altra parte a Nùoro in età romana, dalla fine della repubblica al II secolo dell’impero, quasi certamente esisteva un presidio romano, stabilitovi per il controllo della zona e soprattutto della depressione esistente tra l’altipiano di Buddusò e il massiccio del Gennargentu e del conseguente passaggio obbligato tra la valle del Cedrino e quella del Tirso, cioè tra la Sardegna centro-orientale e quella centro-occidentale, depressione dove appunto è situato Nùoro. È possibile che una traccia toponomica di quel presidio romano si trovi nel toponimo nuorese Corte (subito dopo Badu ‘e Carros), il quale spinge ad ipotizzare uno stanziamento nel sito di una “coorte” di militari romani (ONT 17-25). E si intravede pure che la costante e lunga presenza di un presidio romano a Nùoro era motivata anche dalla necessità di difendere dalle razzie dei Barbaricini i convogli di carri carichi di grano che andavano dalla valle di Ottana e dall’altipiano di Bortigali-Silanus al porto fluviale di Galtellì-Orosei, nella direzione finale del porto di Ostia.
L’interesse dei Romani al tracciato di strada carraia che andava da quella zona a Nùoro è dimostrato anche dal cippo terminale, che è stato trovato nelle vicinanze di Orotelli, presso la cantoniera di Donna Marta, con l’iscrizione FIN NURR; iscrizione che io preferisco interpretare come FINES NURDOLENSIUM «confine dei Nurdolesi», ossia degli abitanti del villaggio di Nurdole, che esisteva ancora nel Medioevo (CSPS 43, 194, 195, 269, 270, 324) e di cui rimangono ancora il toponimo e inoltre i resti a una decina di chilometri dal sito di rinvenimento del cippo stesso (UNS 28). E molto probabilmente esisteva un cippo terminale analogo, tra Nurdole e Nùoro, nel sito ora chiamato, in maniera del tutto trasparente, Preda Iscritta «pietra scritta», all’inizio della lunga salita di su Berrinau, che porta a Badu ‘e Carros «guado dei carri» di Nùoro.
Ma la abbastanza lunga presenza dei Romani nel sito dell’antico Nùoro è dimostrata da una prova di assoluto valore documentario: il dialetto di Nùoro che, assieme con quello della Baronia, è il più genuino e il più conservativo fra tutti i dialetti sardi e addirittura fra tutti i parlari neolatini o romanzi. In maniera particolare nel dialetto di Nùoro si conserva saldamente la consonante /f-/ latina (trasformata in /-v-/ in posizione intervocalica), mentre nei dialetti di tutti i villaggi dei dintorni si constata l’avversione per questa consonante e cioè la sua caduta, certamente da attribuirsi a reazione del sostrato linguistico prelatino e cioè nuragico.
È molto probabile che una parte dei soldati o veterani dello stanziamento romano di Sant’Efisio, al confine tra Nùoro e Orune, l’antica mansione o stazione chiamata Caput Tyrsi dall’Itinerarium Provinciarum o «Itinerario di Antonino», sia finita con lo stabilirsi a Nùoro con le rispettive donne e figli. La presenza di questi soldati o veterani romani a Nùoro è abbastanza chiaramente indiziata dai seguenti toponimi sub-urbani: Gioviane (IGM D; f.m. 60) che può derivare dal cognomen lat. Iovianus (al vocativo); Ortu ‘e Tissi, dal gentilizio lat. Tissius; Funtana ‘e Ubisti/Obisti dal gentilizio lat. Epistius; Pascasi (Catasto 1894) dal gentilizio lat. Paschasius, Pascasius (al vocativo oppure in genitivo); Sedurre (Catasto 1894) dal lat. Saturnus (al vocativo); Tertilo da un lat. *Tertilus, presupposto dal gentilizio lat. Tertilius (in ablativo locativo) (RNG).
Abbiamo già visto che Núgoro nella pronunzia ufficiale suona Núoro a causa della caduta della originaria velare sonora /–g–/; ciò è avvenuto come conseguenza della pronunzia fricativa che questa consonante assume nella lingua sarda in posizione intervocalica. Questo fatto si può constatare – come abbiamo visto – già nella metà del sec. XIV, Nuor. Purtroppo, però, di certo per influenza del dittongo ascendente /-uò-/ della lingua italiana, sta ormai affermandosi la pronunzia errata Nuòro… Non vorranno i miei concittadini Nuoresi, attraverso i loro rappresentanti comunali, far recuperare alla città il suo antico ed esatto nome, anche perché questo non sia interpretato come il masch. dell’appellativo ital. nuòra, cioè il nuòro?
I SITI URBANI
Arboreddos, sos, «gli alberelli» (fra Sette Fuchiles e “Piazza Sardegna”; erano gli alberelli piantati dalla amministrazione comunale ai lati della strada carrozzabile che porta all’Ospedale Sanatoriale). Il toponimo è il diminutivo di árbore «albero».
Badu ‘e carros, Bad’ ‘e carros «guado dei carri» (ormai entro il perimetro urbano, sulla vecchia strada per Macomer, nel punto in cui adesso c’è un ponte che sorpassa un ruscello (IGM E; t.c. f.m. 40); cárru «carro» deriva dal lat. carrum (DES I 165, 308).
Basile, sa ‘e, «la proprietà di Basilio» (ormai entro il perimetro urbano; zona dove è stato costruito l’Ospedale Sanatoriale); il nome personale Basíle deriva dal greco bizant. Básilis, letteralmente «reggio, regale» (CSSO).
Bena, sa, «la vena», fonte che era situata all’incrocio fra le odierne “via Manzoni” e “via Gramsci”, dove esistevano un abbeveratoio e un lavatoio pubblico e che forse in antico si chiamava sa Bena ‘e Loccodore (vedi); bèna «vena (d’acqua)» deriva dal lat. vena.
Bia Majore «Via Maggiore» (l’odierno “Corso Garibaldi”), chiamata così probabilmente da quando venne lastricata; essa univa i due nuclei o rioni originari che costituivano Núoro: Séuna e Santu Predu); bía «via» deriva dal lat. via; majòre «maggiore» deriva dal lat. maiore(m).
Biscolai, Biscollai (ormai entro il perimetro urbano; colle che separa la vecchia strada carrozzabile per Macomer da quella nuova) (IGM E); toponimo sardiano o nuragico, come denunzia già il suffissoide –ái, il quale trova riscontro negli altri toponimi Boscollái (Busachi) e Biscuía (Olbia) ed è da confrontare – a titolo non di derivazione, bensì di affinità genetica – col lat. viscum «vischio» (pianta) (finora di origine ignota; DELL, AEI, DELI), diminutivo *visculum (da cui è derivato l’ital. vischio), aggett. viscinus (suffisso tirrenico), gentilizi Viscius e Viscus, da connettere con quello etr. Visce, Viske. Il toponimo dunque porta in sé il riferimento alla pianta del vischio (*visculum) che in passato avrà caratterizzato in quantità particolare il colle nuorese.
Brendas, sa ‘e Pippiu Brendas «la proprietà di Peppino Brendas» (nella zona de su Carmene); Pippíu è il diminutivo del nome personale Zosèppe «Giuseppe», Brendas è un cognome che potrebbe corrispondere all’appellativo femm. prènda «pegno», che al plurale significa anche «gioielli» e deriva dal catal.-spagn. prenda (DILS, CSSO).
Butzidorju, su, «il Mattatoio» (nella odierna “piazza Caduti sul Lavoro”), il quale deriva dal campid. bocciri «uccidere».
Campu, su, «il campo» (l’attuale piazza “Campo dei Fiori”, nel rione di Santu Predu); deriva dal lat. campu(m).
Campusantu «Camposanto» (il Cimitero, sistemato in sa ‘e Manca ed inaugurato il 10/9/1867) deriva dal corrispondente appellativo italiano (DILS).
Cariasa, sa, «i ciliegi» (è al singolare ma ha un valore collettivo; cfr. sa Mela, sa Mendula) (ormai entro il perimetro urbano, sito adesso occupato dal Museo del Costume); la derivazione del sardo cariása «ciliegio e ciliegia» (albero e frutto) dal lat. cerasea dà luogo a forti perplessità; forse il appellativo esisteva in Sardegna già prima che ve lo portassero i Romani (DILS).
Cármene, su, «il Carmelo» (chiesetta dedicata alla Madonna del Carmelo e rione circostante), deriva dallo spagn. Carmen.
Codina, sa, «la roccia» (la odierna “Piazza della Vite” in Cort’ issúsu); cotína, codína «roccia, macigno», códula «canalone pieno di ciottolame», cotèra «vicolo roccioso e stretto fra case», codináthu-a «sassoso, arenoso-a», toponimi Cotinas (CSPS 1, 147), Codalái (Codo-; Olzai), riu Codèrra (Serbariu), Codunuíle (Silanus) (suffissi) sono tutti vocaboli sardiani o nuragici da confrontare – a titolo non di derivazione, bensì di affinità genetica – coi lat. cos o cotis, cutis, cautis «cote, sasso, pietra, scoglio, roccia, rupe», diminutivo cotula,-us, antrp. Cotinius, da connettere con quelli etr. Cutna, Cuthna (TETC 125, 130) e inoltre col tosc. còtano «grosso ciottolo» (DEI, GDLI).
Codinattas, Codinathas «piccole rocce» (la prima parte dell’odierno “rione Italia”, quella alle spalle della caserma della Polizia di Stato); diminutivo plurale di codína «roccia, macigno»; vedi sa Codina.
Còleche, Còleghe (ormai entro il perimetro urbano, località sulla costa del colle di Sant’Unofre, verso Gruches); toponimo quasi certamente sardiano o nuragico, che trova riscontro in questi altri toponimi: Colaccus (Gonnosnò), Colèo (Fonni), Colocò (Bidonì), su Cologòne (Oliena), Coluchéri (Bitti) e che forse è da connettere col verbo colare «passare» e col lat. colare «filtrare» (sinora di origine incerta; DELL, DELI): forse significa «passaggio» oppure «luogo da cui filtra o sgorga l’acqua». Il toponimo corradicale olianese su Cologòne, indicante una famosa sorgente, potrebbe confermare questa spiegazione.
Contone, su, «il cantone» (Catasto 1894, presso Pont’ ‘e Ferru); contone «cantone» pietra di forma quadrangolare che si metteva allo spigolo di una casa per difenderlo dai colpi delle ruote dei carri, probabilmente deriva dal corrispondente appellativo italiano (DILS).
Contza, sa, «la concia» (viuzza che va dall’odierno “viale Ciusa” alla “via Grazia Deledda”; prendeva nome da una conceria di pelli); còntza «concia» deriva dal corrispondente appellativo italiano.
Cort’ issusu «corte di su», letteralmente «Corte in su» (il rione più alto della città, fra Santa Ruche e l’odierna “via Ballero”), deriva dal lat. cohorte(m) + in sursu(m).
Cuccubajos «upupe» (sito dietro e sopra Sètte Fochiles); cuccubáju è da confrontare – a titolo non di derivazione, bensì di affinità genetica – col toscano antico cucubaia «civetta» (GDLI) e inoltre coi greci koukoubágia (DILS) oppure kikkabáu (vocaboli onomatopeici per il DELG, ma pur sempre etimologizzabili).
Cumbentu «Convento» (quello dei Frati Cappuccini, fondato nel 1593 e occupato dall’Istituto San Giuseppe); cumbéntu «convento» deriva dal lat. eccl. cunventus.
Cuzone, su, «l’angolo, il vicolo chiuso» (nei pressi della odierna “via della Pietà”) corrisponde all’appellativo cúzu, cuzòne, chizòne «angolo, cantuccio, luogo appartato, vicolo chiuso», il quale molto probabilmente è un appellativo sardiano o nuragico (DILS).
Distimonzos «testimoni» (ormai entro il perimetro urbano) (f.m. 51); distimónzu «testimone» deriva dal lat. testimoniu(m) (DILS).
Feletze, sa ‘e, «la proprietà di Felice» (al lato dell’odierno “viale della Repubblica”). Il proprietario del terreno era Felice Papandrea, già sindaco di Nùoro, caduto nella I guerra mondiale); il nome personale Felètze deriva dal corrispondente italiano.
Fossariu, su, [su Vossáriu] «il Camposanto» (il vecchio cimitero posto nel recinto de su Cumbéntu, corrispondente all’odierno Mercato Civico) deriva dal catal. fossar «cimitero, camposanto». Una “via Fossario” esiste a Cagliari, a fianco della cattedrale.
Fossu Loroddu «fosso lordo o lurido» (zona tra Séuna e l’odierna “via Gramsci”); loróddu «lurido, sozzo, diluito» (aggettivo), loróddu «moccio» (sostantivo), loròdda «sterco molle, diluito» (suffisso sardiano) è da confrontare – a titolo non di derivazione, bensì di affinità genetica – col lat. luridus «giallastro, livido, pallido, squallido» (finora di origine ignota; DELL, AEI, DELI) (DILS).
Funtana buddía «fontana calda» (ormai entro il perimetro urbano, in regione Biscollái; f.m. 40); funtána «fontana, fonte» deriva dal lat. fontana; buddíu-a «bollito, caldo-a», deriva dal lat. bollire.
Funtana ‘e Manteddu, Funtan’ ‘e Manteddu «fontana dei panni» (sing. collettivo) (fonte situata a sud-est del campo sportivo di Piazza Sardegna, dove si lavavano i panni, compresi ovviamente quelli dei bambini; mantéddu «panno dei neonati» deriva dal lat. mantellu(m) (DILS).
Furreddu «fornello» (rione situato all’inizio della vecchia strada carrozzabile per Mamoiada), deriva dal lat. fornus, furnus «forno» (al diminutivo), con riferimento però a qualcuna delle dòmos de Janas, cioè delle tombe rupestri, che esistevano nelle rocce vicine al nuraghe di Tanca Manna. Anche in molte altre località sarde le dòmos de Janas vengono chiamate in questo modo per la loro lontana somiglianza coi «fornelli».
Gorrispai, Gurrispai (sito fra Tanca Manna e Gruches, caratterizzato da fonti e da vasche per la raccolta dell’acqua) toponimo sardiano o nuragico, come denunzia già il suffissoide –ái, che corrisponde a questi altri toponimi: Gorroispa (Orgosolo), Gorrospái (Sarule) e forse da riportare agli appellativi sardiani o nuragici grospe «rospo», sor Grospes «i Rospi» (così chiamati gli Orunesi dagli abitanti dei paesi vicini), golospe «ingordo, famelico, ghiottone» (Bitti, Lodè, Núoro) (VNI 113; è da ricordare la velocità con cui il rospo cattura e inghiotte le prede), da confrontare – a titolo non di derivazione, bensì di affinità genetica – col toscano rospo, milanese antico bròsco (di origine ignota; DEI, PELI, GDLI) (DILS). Pertanto Gorrispai significherebbe «sito di rospi».
Grássia, sa, letteralmente «la Grazia» (il rione che insisteva presso la vecchia chiesa secentesca dedicata alla Madonna delle Grazie); grássia deriva dal lat. eccl. gratia oppure dal corrispondente appellativo italiano o catalano o spagnolo.
Gruches «croci» (località in fondo a Mughina, verso Gorrispai, così chiamata perché là si “incrociavano” alcuni viottoli di campagna oppure perché in antico vi erano innalzate delle “croci” a titolo di devozione religiosa), che deriva dal lat. cruces.
Gurtei, Mont’ ‘e Gurtei, (V. Angius) Burtei (ormai entro il perimetro urbano, sulla cima c’era un nuraghe e ai suoi piedi un villaggio nuragico) (IGM E). Possono prospettarsi due differenti etimologie: 1ª) È un toponimo sardiano o nuragico, come denunzia il suffissoide –éi, il quale potrebbe corrispondere – a titolo non di derivazione, bensì di affinità genetica – al lat. cohors, cohortis «recinto per animali, corte, cortile» (indeur.; DELL); 2ª) In subordine potrebbe derivare dalla locuzione lat. (mons) Bultei vel Vultei «monte di Bulteio o di Vulteio», nome di qualche proprietario romano Bulteius o Vulteius (UNS 146) (cfr. Ortu ‘e Tissi).
Gutturu ‘e Furreddu, Guttur’ ‘e Furreddu «vicolo del fornello» (la odierna “via XX Settembre”); gútturu «gola», «vicolo, viottolo» deriva dal lat. guttur,-uris «gola, strozza»; furréddu «fornello» deriva dal lat. fornus, furnus «forno» (al diminutivo). Forse era chiamato in questo modo perché portava a Furreddu (vedi).
Gutturu ‘essa Pulenta, Guttur’ ‘essa Pulenta «vicolo della polenta» (nei pressi dell’odierno Mercato Civico); pulènta «polenta» deriva dal corrispondente appellativo italiano; gútturu «gola», «vicolo, viottolo» deriva dal lat. guttur,-uris «gola, strozza».
Irillai, Irilai (zona e fontana poste sotto l’odierna “via Ballero”, ormai entro il perimetro urbano) toponimo sardiano o nuragico (come denunzia già il suffissoide –ái), il quale corrisponde all’appellativo sardiano o nuragico èllera (VNI 300), èrela «edera» (Hedera helix L.) e agli altri toponimi Irilái (Oliena), Illirí (Orune) (suffissoide e ossitonia sardiani), da confrontare col toscano èllera, èllora «edera» (di origine ignota; DEI, GDLI, DELI).
Ispina Santa, s’, «la Spina Santa» (viottolo che portava da Monte Longu a Santu Predu); ispina santa «spina santa» arbusto spinoso alto fino ai 4 metri, dai rami pendenti (Lycium europaeum L.) deriva dal lat. eccl. spina sancta.
Istiritta, Isterithe, Funtana ‘e Istiritta la più abbondante sorgente della città e molto apprezzata dai Nuoresi (già situata a metà dell’odierna “via Veneto”): I) Il toponimo potrebbe derivare dal nome personale spagn. Esterita «Esterina» della proprietaria del predio; II) potrebbe essere sardiano o nuragico, da riportare a sturru, isturru, istúrulu «storno, stornello» e da confrontare – non derivare – col lat. sturnus (finora di origine incerta; DELL) (cfr. Istiritzo (fontana Aritzo, Tonara), Istorunele (Orune), Istorilo (Oniferi), Isturulothu (Nùoro), Usturuthái (Orgosolo).
Istrada, s’, «la strada» (l’odierna “via Roma”, così chiamata probabilmente perché era guarnita di due file di lastroni di granito per il più facile passaggio dei carri); il toponimo deriva dal corrispondente appellativo italiano.
Istradone, s’, «lo stradone» (ormai entro il perimetro urbano, la strada carrozzabile che portava ad Orosei, Siniscola ed Olbia); deriva dal corrispondente appellativo italiano.
Lodè, sa ‘e Maria Lodè «la proprietà di Maria Lodè» (sito dove è stato costruito l’edificio scolastico di “via Corsica”; toponimo che esiste anche nelle prime pendici del Monte Ortobene, sopra Caparedda) la proprietaria sarà stata originaria del villaggio di Lodè.
Lollobeddu «piccolo Lollove», diminutivo di Lollobe (minuscolo rione situato fra la cattedrale e il colle di Sant’Unofre, così chiamato o perché abitato da individui originari di Lollobe oppure a titolo di scherno per la sua piccolezza, che lo assomigliava al villaggetto di Lollove.
Longu, sa ‘e, «la proprietà di Longu» (situata di fronte alla nuova chiesa delle Grazie, dove c’è il più antico dei palazzi degli impiegati); il cognome corrisponde all’aggettivo lóngu «lungo» e deriva dal lat. longus (CSSO).
Manca, sa ‘e, «la proprietà di Manca», cognome del proprietario della tanca in cui è stato sistemato il cimitero (Campusantu), istituito nel 1867.
Marine, sa ‘e, «la proprietà di Marine» (sito dove è stato costruito il vecchio ospedale di San Francesco; t.c. 54); il cognome deriva dal lat. eccl. Marinus, al vocativo (CSSO).
Mont’ ‘e Jaca «Monte del cancello rustico di legno» (ormai entro il perimetro urbano, nel versante di nord-est di Sant’Unofre); jác(c)a, jága, zága, giága, jècca, gècca, ècca «cancello rustico di legno», al plur. «rastrelliere del carro» (CSSO 92) (alternanza á/é) è da confrontare – a titolo non di derivazione, bensì di affinità genetica – col lat. iacca «graticcio» (di origine ignota; DELL). La derivazione, sostenuta dai REW 4561a, DES I 706, dell’appellativo sardo da quello latino urta gravemente contro le varianti sarde con la e tonica. D’altronde è molto significativo il fatto che l’appellativo latino trovi riscontro solamente in quello sardo.
Mont’ ‘essa Turre «monte della torre» roccione di granito a forma di torre, vicino alla odierna Biblioteca “S. Satta” (ormai entro il perimetro urbano); turre deriva dal lat. turre(m).
Monte Longu «monte lungo» (l’odierna “via Aspromonte”; avrà derivato il suo nome da qualche roccione in seguito distrutto); lóngu «lungo» deriva dal lat. longus.
Monza, sa ‘e, «la proprietà delle monache» (collettivo) (presso l’odierna “via Ballero”); mònza «monaca, suora» deriva dal catal. monja.
Mortu s’ómine (f.m. 32) «morto l’uomo», probabilmente era il soprannome del proprietario del terreno; mórtu «morto» participio di mòrrere «morire» e «uccidere» deriva dal lat. *morere; ómine «uomo» deriva dal lat. homine(m) (DILS). La locuzione nuorese mórtu s’ómine si usa col valore di quella italiana «rimanere senza parola».
Mughina probabilmente «ronzio di insetti oppure di un mulino ad acqua» (ormai entro il perimetro urbano, sotto su Cumbentu, nella strada che porta a Orgosolo); è un deverbale da mughinare «mugolare, fare un rumore continuo», frequentativo di mughire «ronzare, mormorare, fischiare», dal lat. mugire (cfr. il sinonimo mughínzu).
Orghiddu (in Pratha ‘e Presone, nell’area delle antiche carceri di “via Roma”): probabilmente «piccola sorgente», diminutivo dell’appellativo sardiano o nuragico orga, orghe «polla d’acqua, zampillo, sorgente». Cfr. Orghidda (Sarule); Orghiddái, Orgoli (Olzai), Orghítholo (Fonni). Vedi Orghéi.
Ortu ‘e Borghesi, Ort’ ‘e Borghesi «Orto di Borghesi» (prendeva nome dalla famiglia proprietaria ed era nella zona che attualmente comprende il palazzo del Comune e della Provincia, il cinema Eliseo, il palazzo dell’Economia e Commercio, il vecchio palazzo della Questura, il palazzo delle Poste, l’Istituto Magistrale e il Liceo-Ginnasio); órtu deriva dal lat. hortu(m), mentre Borghesi è un cognome peninsulare che deriva dall’appellativo borghese (col plurale di famiglia).
Ortu ‘e Tissi, Ort’ ‘e Tissi «Orto di Tissi» (ormai entro il perimetro urbano; situato fra Tanca Manna e Mughina, a valle della odierna “via Gramsci”) (Catasto 1894); il toponimo trova corrispondenza soltanto con Tissi, paesino a pochi chilometri da Sassari e forse deriva dalla locuzione lat. hortu(s) Tissi e più tardi órtu de Tissi «orto di Tissio», nome di qualche proprietario romano Tissius (cfr. Gurtei) (UNS 174).
Palas de serra «(alle) spalle della costa boscosa», zona attraversata dalla odierna “via Ballero”. Il toponimo esiste anche a Bottidda e Pattada.
Pichente, sa ‘e, «la proprietà di Pichente» (sotto l’odierna “via Ballero”); Pichente sembra significare «Vincenzo».
Piedade, sa, «la Pietà» (ora “via della Pietà”, così chiamata perché anticamente c’era una chiesetta dedicata alla Madonna della Pietà), deriva dall’ital. ant. pietade oppure dal lat. eccl. pietate(m).
Pilareddu, sa ‘essos de, «la proprietà della famiglia di Pilareddu» (sito dove adesso si trova il palazzo del Comune e della Provincia); è il diminutivo, indicante la filiazione, del cognome Pirari, Pilari (CSSO).
Pinu, su, «il Pino» (esistevano due siti chiamati in questo modo: il rione relativamente recente, posto a nord-est di Núoro e sotto l’odierna “piazza Italia”, e la zona situata dopo Badu ‘e Carros, lungo la vecchia strada per Macomer, siti entrambi caratterizzati da altrettanti maestosi pini. Il secondo veniva chiamato su Pinu ‘e Grássia Deledda, perché era in un possedimento del padre della scrittrice ed ella ne ha parlato nel romanzo autobiografico Cosima); pínu deriva dal lat. pinu(m).
Pont’ ‘e Ferru «ponte di ferro» (alla fine del “Corso Garibaldi” e all’inizio di “via La Marmora”, era così chiamato per un parapetto di ferro posto verso l’odierna “via Manzoni”); férru deriva dal lat. ferru(m), pònte deriva dal lat. ponte(m).
Portoleddu, sa ‘e, «la proprietà di Bartoluccio» (nel rione Cort’ issusu, all’incrocio fra le odierne “via Poerio” e “via Brusco Onnis”) è il diminutivo e vezzeggiativo del nome personale Portólu, che deriva dal lat. eccl. Bartholomaeus (CSSO).
Pradu, su, «il prato (comunale)», nel quale poteva pascolare liberamente il bestiame domito (V. Angius) (IGM B; f.m. 39/40, 51); prádu «prato comunale» deriva dal lat. pratu(m) (DES II 303). In epoca recente è stato denominato Prato Sardo, per il solito complesso di inferiorità di cui soffrono i Sardi.
Pratta, sa Pratha «la piazzetta»: (in questo modo era chiamato lo spazio antistante ad ogni abitazione) deriva dal lat. platea.
Pratta ‘e cumone, Pratt’ ‘e cumone «piazzetta in comune» (situata nella odierna “via Brusco Onnis”, in Cort’ issusu); cumòne deriva dal lat. *commonis per communis (DILS).
Pratta ‘e Presone, Pratt’ ‘e Presone «piazzetta della prigione» (area che attorniava le vecchie carceri, situate a metà della odierna “via Roma”); presòne deriva dal lat. prehensione(m) (DILS).
Preda Ballarina, sa, «la pietra ballerina» [grosso masso granitico posto in bilico su una roccia piana, suppergiù nella odierna “via Piemonte”: bastava una piccola spinta oppure montarvi sopra per farlo dondolare. Era una autentica curiosità, citata da numerosi viaggiatori, ma prima rovinata dagli studenti (sos istudiantes) e dopo distrutta del tutto dai tagliapietre (sos secapredéris)]; prèda deriva dal lat. petra, ballarína deriva dall’ital. ballerina.
Preda ispana «pietra giallastra» (zona attraversata dall’odierno “viale Trieste”); ispánu-a «giallastro, rosso chiaro-a» deriva dal lat. spanus-a (DILS).
Presone betza, sa, «la prigione vecchia» (era nella odierna “piazza Sebastiano Satta”) (Catasto 1894); presòne deriva dal lat. prehensione(m), betzu-a «vecchio-a» deriva dal corrispondente aggettivo italiano (DILS).
Presone noba, sa, «la prigione nuova» (era, fino agli anni ’70, a metà della odierna “via Roma”) (Catasto 1894); nobu-a «nuovo-a» deriva dal lat. novus-a.
Purissima, sa, «la Purissima» (chiesa dedicata alla Madonna Purissima, posta nell’area dell’odierna sede del Banco di Sardegna, nel “corso Garibaldi”) deriva da lat. eccl. Purissima oppure dal corrispondente appellativo italiano.
Putticheddu, Puthicheddu, su, «il piccolo pozzo» (nell’odierno “Largo Gallura”) è il diminuivo di púttu, púthu «pozzo».
Rosariu, su, «il Rosario» (altra denominazione del rione di Santu Predu (vedi), derivata dalla chiesa parrocchiale dedicata ormai alla Madonna del Rosario) deriva dal corrispondente appellativo spagnolo oppure italiano.
Saligurru (località situata dove c’è l’odierno Palazzo delle Poste, in antico ricca d’acqua e quindi di salici) toponimo sardiano o nuragico che trova corrispondenze in questi altri toponimi: Salicchonnor o Salikennor (mediev. CSMS, Ploaghe), Saligarò (Siligo) ed è da confrontare – a titolo non di derivazione, bensì di affinità genetica – col lat. salix,-icis «salice» (indoeuropeo; DELL, DELI). È più ovvio ritenere che i toponimi sardi siano omoradicali col fitonimo latino, che non ritenere che essi ne siano derivati, con la successiva aggiunzione di ben tre differenti suffissi sardiani. Invece il sardo sálike, sálighe, sálixi «salice» può senz’altro derivare dal latino (DILS). Le divisioni s’Aligúrru, su Ligurru sono assai meno ipotizzabili.
Santa Barbara «Santa Barbara» (chiesetta e sito che si trovava nell’odierno “viale del Lavoro”); sántu-a deriva dal lat. eccl. sanctus-a; Bárbara deriva dal greco bizant. Bárbarha.
Santa Maria «Santa Maria» (la cattedrale dedicata a “Santa Maria della Neve” e piccolo rione circostante) deriva dal lat. eccl. Sancta Maria.
Santa Marina chiesetta posta nel colle di sant’Unofre, al quale, almeno fino alla metà dell’Ottocento, dava pure il nome (V. Angius); deriva dal lat. eccl. Sancta Marina.
Santa Ruche «Santa Croce» (chiesetta e rione circostante); ruche «croce» deriva dal lat. cruce(m).
Sant’Anghelu, Gutturu ‘e Sant’Anghelu «vicolo di Sant’Angelo» (nei pressi della Funtana ‘e Istiritta); Ánghelu deriva dal greco bizant. Ángelos.
Santu Caralu «San Carlo» (chiesetta e piccolo rione circostante); Sántu Cáralu deriva dal lat. eccl. Sanctus Carolus.
Santu Jubanne «San Giovanni» (il Battista) (chiesa e odierna piazza omonima su cui si affacciava); Sántu Jubanne deriva dal lat. eccl. Sanctus Iohannes.
Santu Lenardu (antica intitolazione della chiesa ora dedicata alla Madonna del Carmelo (su Carmene) (V. Angius); Lenárdu deriva dal lat. eccl. Leonardus oppure dal corrispondente italiano od infine spagnolo.
Santu Lutziferu «San Lucifero» (chiesetta che si trovava tra le odierne “piazza Sebastiano Satta” e “via Roma”); Sántu Lutzíferu deriva dal lat. eccl. Sanctus Luciferus, santo cagliaritano.
Santu Milianu «San Gemiliano» (martire sardo assieme con Priamo) [chiesetta cui era dedicata la parrocchia del rione Séuna (V. Angius) e odierna via omonima.
Santu Nicola «San Nicola» (chiesetta, ora scomparsa, che era situata nella zona fra le odierne “via La Marmora” e “via Veneto”); Sántu Nicòla deriva dal lat. eccl. Sanctus Nicolaus.
Santu Predu «San Pietro» (rione che costituisce il primo nucleo originario di Núgoro e probabilmente del tutto identico con esso. Prendeva nome dalla chiesa parrocchiale, la quale adesso risulta dedicata alla Madonna del Rosario (vedi su Rosariu), mentre in antico sarà stata dedicata a San Pietro, dato che in genere le più antiche chiese cristiane di ogni centro abitato erano appunto dedicate al principe degli apostoli. Sántu Prédu deriva dal lat. eccl. Sanctus Petrus.
Sant’Unofre, Santu Nofre «Sant’Onofrio» (chiesetta posta sulla cima del colle omonimo, a sud-est della cattedrale di Santa Maria); Unòfre deriva dallo spagn. Onofre. Cfr. Santa Marina.
Sant’Ursula «Sant’Orsola», chiesetta posta nel rione di Santu Predu, verso l’attuale Cimitero (t.c. 36-42), ma ormai scomparsa del tutto; Santa Úrsula deriva dal lat. eccl. Sancta Ursula.
Serbadore, su, «il Salvatore» (chiesa dedicata a Cristo Salvatore e rione circostante); Serbadòre deriva dal lat. eccl. Salvatore(m).
Sette Fuchiles [Sette Vuchíles] «Sette focolari» (cortile plurifamiliare situato fra le odierne “via La Marmora” e “via Deffenu”); sètte deriva dal lat. septe(m), fuchíle deriva dal lat. *focile(m) (REW 3399; DILS).
Seuna di Núoro – il secondo antico nucleo abitato che è entrato nella fondazione di Núoro, di cui attualmente costituisce un rione, ma che molto probabilmente in origine era un centro abitato a sé, differente da Núgoro, che invece si identificava con Santu Predu (vedi). Il centro abitato di Séuna aveva come sua parrocchiale la vecchia chiesa dedicata alla Madonna delle Grazie, ma in origine probabilmente aveva come patrono Santu Milianu «San Gemiliano» (vedi). Il toponimo Séuna, di ignoto significato, è quasi certamente sardiano o nuragico e trova riscontro negli altri toponimi Séuna (nel Monte Ortobene), Seúni (villaggetto della Trexenta), Seúnis (2: Oschiri e Thiesi) e forse Seúi (villaggio; con la caduta della n fortemente nasalizzata?).
Sole ‘e Pinna, su Sol’ ‘e Pinna «il sole di Pinna» (sito solatio nella odierna “piazza delle Poste”, dove i vecchi andavano per riscaldasi e passare il tempo; Pinna sarà stato il cognome del proprietario del terreno); sòle deriva dal lat. sole(m); il cognome corrisponde all’appellativo pinna «penna», che deriva dal lat. pinna (CSSO).
Solidae, sa, «la Solitudine», chiesetta costruita – o, meglio, abbattuta e ricostruita in epoca recente – all’inizio della strada che porta all’Ortobene e nella quale è sepolta Grazia Deledda (e relativo piccolo rione). La chiesetta è dedicata alla Madonna Addolorata, la quale viene detta in spagn. Maria de la Soledad, cioè «della Solitudine».
Tanca, sa, «la tanca» (comprendeva tutta la odierna “piazza Vittorio Emanuele” ed era una parte della Tanca ‘e Mussennore; vedi); tanca «proprietà terriera chiusa da muro o da siepe», deriva dal catal. tanca «barriera che chiude un orto od un campo» (DILS). L’appellativo fa ormai parte dell’italiano regionale ed è entrato anche nel lessico italiano per merito dei romanzi di Grazia Deledda.
Tanca ‘e Mussennore «tanca di Monsignore», cioè del Vescovo di Nùoro (confinava con la Tanca ‘e Prades e comprendeva anche sa Tanca (vedi); l’una e l’altra erano state espropriate in base alle leggi Siccardi del 1850); Mussennòre «Monsignore» deriva dal corrispondente italiano.
Tanca ‘e Prades «tanca dei Frati» (situata dietro e contigua al convento dei frati o padri Cappuccini; vedi Cumbentu).
Tanca manna «tanca grande» (ormai entro il perimetro urbano, situata fra l’omonimo nuraghe e su Butzidórju, il vecchio mattatoio) (IGM E; f.m. 52); mánnu-a deriva dal lat. magnus-a.
Ubisti, Obisti(s) (fontana che si trovava dietro l’odierno palazzo del Genio Civile, molto abbondante d’acqua e molto frequentata dai Nuoresi); probabilmente l’idronimo deriva dal gentilizio lat. Epistius (RNG) di un proprietario romano (vedi Nuoro).
Ugolio, Ogolio (colle situato a nord-est di Nuoro, ormai in parte entro il perimetro urbano) (IGM E); probabilmente è un toponimo sardiano o nuragico, come indicherebbe il suffissoide –ío, ma di cui si ignorerebbe del tutto il significato. Esso trova riscontro in questi altri toponimi sardiani: Ughèle, Oghelio, Ogoddè, Ogóli (Lula), Ogòle (Benetutti), Ogolo (Bono-Bultei), Ogolío (Ottana).*
* Estratto dall’opera di M. Pittau, L’origine di Nùoro – I toponimi della città e del suo territorio, Nùoro 1996, ediz. Insula.
Professor Massimo Pittau
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